Biografia

La biografia del Maestro che pubblichiamo di seguito è, in parte, tradotta dalla Chronologische Biographie curata da Mathias Winckler. Sicuramente non è completa ma, grazie anche alle sollecitazioni e alle occasioni di incontro che la nostra associazione promuove, abbiamo la segreta ambizione di riuscire a ricostruirla in modo più esaustivo. Sono tanti, infatti, i periodi della vita del direttore ancora avvolti dal silenzio: poco o nulla sappiamo del periodo berlinese e di un giovanile periodo parigino; ben poco si sa anche del lungo periodo post-berlinese. Celibidache non è stato solo un musicista, ma un vero artista del 900 che ha frequentato ed esplorato ogni campo della vivacissima cultura del tempo, da quella filosofica alla letteraria, scientifica, religiosa e figurativa. Chiunque abbia avuto la fortuna di avvicinarlo e avere scambi di opinioni con lui ha potuto saggiare lo sterminato bagaglio di interessi, teorie e cognizioni che egli aveva, e con quale piacere e semplicità spaziava da un campo all’altro. In tutte le sue attività, particolarmente in quella musicale, emergeva questa cultura con infiniti riferimenti (qualche pillola è possibile coglierla anche nei film-documentari e nelle prove filmate), ma purtroppo tutto resta confinato in questo limbo di ricordi frammentari. Il nostro augurio è che, essendoci nel mondo ancora un numero molto elevato di persone che hanno avuto l’opportunità di conoscerlo, si possano raccogliere il maggior numero di ricordi e impressioni, al fine di ricostruire, anche se in modo organicamente discontinuo, un ritratto sufficientemente esaustivo di questa figura fondamentale della Storia del XX Secolo.


Sergiu Celibidache è nato a Roman (distretto di Neamt nella regione della Moldova), una piccola città vicino alla contea di Iaşi, nella parte nord orientale della Romania non lontana dal confine con la Moldavia, l’11 luglio 1912 (28 giugno secondo il calendario giuliano ancora in auge all’epoca in quella Nazione), in una famiglia molto agiata. Suo padre, Demostene, era prefetto, e sembra che fosse molto autoritario. Sergiu CelibidacheSua madre non si interessava particolarmente di musica, ma suonava il pianoforte da dilettante. Sergiu aveva quattro tra fratelli e sorelle e, in particolare, aveva una relazione privilegiata con sua sorella Tania che continuò per lungo tempo a passare le vacanze nella casa di campagna dei Celibidache nel Loiret.

Inizialmente i genitori erano preoccupati per il fatto che Sergiu non parlava, ma improvvisamente rivelò di saper parlare, fugando i dubbi di un possibile ritardo mentale.

Una delle particolarità di Iaşi è quella di essere la città nella quale è nato il teatro yiddish, quella forma di espressione popolare che mescola canti e sketch recitati. La maggior parte degli amici di Celibidache erano ebrei ed è per questa ragione che oltre al francese, che era la lingua staniera tradizionalmente studiata in Romania, egli conosceva abbastanza bene l’yiddish, cosa che lo aiutò ad imparare il tedesco quando decise di studiare a Berlino. Celibidache era molto dotato per il pianoforte, che iniziò a suonare già dall’età di quattro anni; aveva ottimi risultati a scuola, ma suo padre sognava per lui una grande carriera politica.

Quando Demostene Celibidache seppe che suo figlio diciottenne voleva diventare musicista, si oppose con tutte le sue forze. Lo scontro fra queste due grandi personalità portò inevitabilmente ad una rottura. Dopo la licenza liceale, studiò musica, filosofia e matematica a Bucarest, facendo il viaggio in treno nascosto per non farsi trovare dai controllori; in questo modo iniziò la sua vita da studente, che durò quindici anni, nel corso dei quali raramente riuscì ad avere più di qualche spicciolo.

A Bucarest Celibidache lavorò come pianista accompagnatore di corsi di danza e decise di andare all’estero per studiare la musica in modo più approfondito. Dato che suo padre voleva che egli seguisse la carriera diplomatica in Romania, egli lasciò la sua casa paterna all’età di 23 anni. Le circostanze della vita fecero sì che egli non rivedesse mai più i suoi genitori.

Dopo il servizio militare, di cui conservò un ricordo spaventoso, raggiunse Parigi, che gli appariva come la terra promessa, come per ogni rumeno istruito. Celibidache amerà Parigi per tutta la vita (sbigottì i giornalisti tedeschi dichiarando di aver trovato la soluzione ideale nel guadagnare denaro in Germania per spenderlo a Parigi), ma comprese alla fine di non potervi trovare un maestro che fosse in grado di guidarlo musicalmente.

Dopo qualche disavventura, ascoltò alla radio un quartetto d’archi del professore berlinese Heinz Tiessen che lo interessò a tal punto da indurlo a spedirgli a Berlino, al Conservatorio, una propria composizione. Tiessen ne riconobbe il potenziale musicale insolito e gli rispose rapidamente, invitandolo ad andare a studiare con lui; non senza una certa dose di incoscienza il giovane allora ventiquattrenne partì, nel 1936, per la capitale tedesca.

A Berlino frequentò sia la Musikhochule che la Fredrich-Wilhelm Universitat, Celibidache fu segnato dall’insegnamento prima di tutto del professore di composizione Heinz Tiessen (10.4.1887-29.11.1971), che fu un apprezzato giornalista, impegnato a far conoscere la musica contemporanea e con il quale Celibidache studiò segretamente anche opere vietate dai nazisti, da Hugo Distler – contrappunto – che morì suicida nel 1942 quando fu prelevato per arruolarsi nell’esercito, Kurt Thomas e Fritz – teoria – e Walter Gmeindl. All’Università studiò filosofia (Eduard Spranger e Nicolai Hartmann) e scienza della musica (Arnold Schering e George Schuenemann). Questo fu uno dei più strani periodi della sua vita perché fece esperienze di estrema ricchezza avendo al contempo una vita quotidiana difficilissima.

Era inorridito dalle leggi razziali di cui non aveva neanche minimamente supposto l’esistenza quando viveva in Romania; era straniero e senza soldi, avendo sovente difficoltà a nutrirsi: una fotografia della fine della guerra lo mostra scarnito e porta impressa a matita la didascalia 52 chili! (per un metro e 81 centimetri di altezza); aveva paura di essere arrestato dai tanto detestati nazisti, ma soprattutto di essere espulso verso la Romania perché si arruolasse nell’esercito filo-tedesco.

Alla fine però, fu stranamente proprio il fatto di trovarsi a Berlino e di essere apprezzato dai suoi professori che evitò a Celibidache di fare la guerra.

Fino al 1945 studiò intensamente e insegnò anche alla Musikhoschule (il suo gusto per l’insegnamento sarà tale che egli manterrà questa attività viva per tutta la sua vita). Pare abbia anche studiato ballo; per mantenersi lavorerà spesso con ballerini e mimi in qualità di accompagnatore.

Anche all’esterno del Conservatorio Celibidache fece esperienze determinanti. I concerti diretti da Wilhelm Furtwängler con l’orchestra filarmonica di Berlino gli fecero scoprire un mondo sonoro sconosciuto.

Un concerto del pianista Arturo Benedetti Michelangeli nel 1938, tenuto grazie alla vittoria del concorso di Ginevra, lo impressionò talmente che egli rinunciò totalmente a qualsiasi ambizione pianistica. Per mantenersi si produceva soprattutto come pianista accompagnatore, ma iniziò le prime esperienze direttoriali con formazioni corali, che considerava, però, un’attività secondaria, concentrando il suo impegno soprattutto sulla composizione.

Fin dal 1939 il maestro Zen Martin Steinke lo iniziò ad una disciplina che, come la musica, vuole accedere alla realtà andando al di là dei processi logico-deduttivi del pensiero.

Al Conservatorio Celibidache era diventato assistente in molte classi pur continuando ad essere uno studente che alimentava continuamente la discussione e il contraddittorio sia con i compagni che con i professori.

Tra il 1941 e il 42 Celibidache fece le sue prime esperienze di direzione con l’orchestra degli amici della musica di Berlino. In quell’occasione il suo nome apparve per la prima volta nella stampa locale. Ovviamente era ancora del tutto sconosciuto, ma già colpì l’immaginario popolare anche per la sorprendente memoria. In un’occasione presentò anche un proprio lavoro. Dopo un concerto con studenti del conservatorio, durante il quale vennero eseguiti i Concerti Brandeburghesi di J.S. Bach, Tiessen in un’intervista previde per questo suo allievo un futuro direttoriale a fianco di Furtwängler.

Concluse il suo iter di studi in conservatorio  discutendo una tesi su Josquin des Près (Formbildende Elemente in der Kompositionstechnik Josquin des Prés – sicuramente perduta) che però non depositò per non doversi dichiarare nazista.

C’è da notare che in Germania le orchestre hanno ricominciato a fare concerti fin dalla fine della guerra. I musicisti dovevano guadagnarsi da vivere, la popolazione voleva ascoltare musica e le forze d’occupazione consideravano la musica sia un mezzo di propaganda che un divertimento per i soldati.

Nel frattempo una inchiesta sulle attività durante la guerra della maggior parte dei direttori d’orchestra tedeschi impediva loro di dirigere fino a quando non avesse reso possibile la loro “denazificazione”.

L’11 agosto 1945 Celibidache diresse il primo concerto nella Berlino liberata a capo di una orchestra da camera formata da cittadini berlinesi, dopodiché, con l’orchestra di radio Berlino, dirigerà la prima sinfonia di Brahms e la suite dall’uccello di fuoco di Stravinsky.

Celibidache, spinto da Tiessen, si era presentato al concorso di reclutamento organizzato dai russi per trovare un direttore per l’orchestra della radio che stavano creando e l’aveva vinto, superando una dozzina di concorrenti.

Sergiu CelibidacheUn tragico concorso di circostanze (il direttore Lèo Borchard, che era stato nominato dagli americani, fu ucciso da una sentinella durante una passeggiata notturna – il compositore Anton Webern morì in circostanze analoghe – e non vi era nessun altro direttore “non-sospetto” disponibile) permise a Celibidache di dirigere il 29 agosto 1945 il primo concerto sinfonico della sua vita alla guida della più famosa orchestra europea, la filarmonica di Berlino (sinfonia de il barbiere di Siviglia, concerto per fagotto di Weber e la sinfonia n. 9 di Dvorak); fu un rappresentante dell’Orchestra Filarmonica a proporgli di dirigere un concerto che fu talmente apprezzato da pubblico e critica che Celibidache fu subito nominato direttore titolare e diresse con l’orchestra, solo nel corso della prima stagione, più di cento concerti. Fino al 1954 saranno 414!

Nominato rappresentate dei Berliner, ebbe la licenza di muoversi in tutte le zone di occupazione.

Nel ’46 iniziò anche una attività di docenza presso l’Internationales Musikinstitut di Berlino. A dicembre, su richiesta (quasi imposizione) dei sovietici, dirige quasi senza prove la sinfonia n. 7 “Leningrado” di Shostakovich

Celibidache fin da allora non era affatto un carrierista e dal momento della sua nomina lottò per far sì che Furtwängler riprendesse il suo posto a capo dell’Orchestra Filarmonica, posto che aveva occupato dal 1921 fino alla fine della guerra.

Fece pratiche su pratiche, aiutò Furtwängler durante la preparazione delle audizioni davanti alla commissione di denazificazione fino al ritorno del direttore tedesco davanti alla sua orchestra nel 1947.

Nel 1948 avrà la sua prima esperienza con un’importante orchestra estera, e cioè la London Philarmonic e i Berliner Philarmonike eseguiranno la loro prima tournée all’estero – Londra – con i due direttori. Già l’anno seguente Celibidache dirigerà orchestre in diverse parti del mondo: Austria, Italia, Francia e sudamerica.

Nel 1951 si sottopose a una difficile operazione al collo a Città del Messico.

Fino al 1952, i due direttori condivisero la direzione dell’Orchestra, ma Celibidache dirigeva sempre meno a Berlino a causa dei suoi noti malintesi con l’orchestra e con lo stesso Furtwaengler. Nel maggio del 52 trionfa a Buenos Ayres. Nel 53 dirige per la prima volta l’orchestra del Teatro alla Scala di Milano. Il 28 novembre 1954 ricevette la “Gran Croce al merito” della Repubblica Federale Tedesca; Il 29 novembre diresse il suo ultimo concerto con l’O.F.B. e Furtwängler morirà il giorno seguente. Il 13 dicembre 1954 Herbert von Karajan venne nominato direttore dell’O.F.B. Celibidache lasciò Berlino.

Celibidache aveva un carattere “tutto d’un pezzo” e non aveva alcuna capacità diplomatica. Riteneva che una parte dell’orchestra fosse un peso morto e che andasse rinnovato per far progredire l’orchestra e renderla capace di suonare un repertorio moderno che egli aveva introdotto; riscosse il consenso della parte giovane dell’orchestra, ma fu contestato dai musicisti più anziani.

Stranamente è verso l’America del Sud che Celibidache volse il suo interesse per inseguire il suo “anti-carrierismo”. Le orchestre erano senza dubbio ad un livello inferiore rispetto a quelle europee, ma con queste poteva sviluppare un tipo di lavoro fondato su un numero rilevante di prove, nel corso delle quali i musicisti imparavano a lasciar vibrare la musica dentro di sé e ad abbandonare ogni abitudine fisica e psichica, pur sforzandosi di non tralasciare nessun particolare necessario alla valorizzazione del processo compositivo.

Nel corso di tutta la sua vita di direttore d’orchestra, Celibidache conserverà viva dentro di sé l’impressione lasciatagli dalle sonorità continuamente modellate dall’evoluzione del discorso musicale che Furtwàngler otteneva dall’orchestra di Berlino, sempre cercando quella precisione nel lavoro che permettesse una regolarità ottimale di risultati.

Non è solo questa l’esigenza che portò Celibidache, nel corso di decenni, a dirigere solo orchestre di media importanza o orchestre di emittenti radiofoniche, meno sottomesse agli imperativi economici delle orchestre di prestigio che non concedono se non poche prove.

Celibidache è stato soprattutto un avversario accanito del disco e si può verosimilmente affermare che le grandi orchestre moderne sono persuase che la loro sopravvivenza finanziaria dipende dalla notorietà oggi acquisita nell’ambito del mercato discografico.

Dopo qualche tentativo intorno agli anni cinquanta, Celibidache rinunciò definitivamente alla registrazione di dischi dato che egli era persuaso che ogni volta che si ascolta un disco si soffoca sempre di più la propria capacità di commuoversi in presenza del suono vivo e quindi di vivere la musica.

Per Celibidache solo la coordinazione fatta da un essere vivente di tutti i parametri interagenti in un’opera d’arte concepita organicamente, permette ad un altro essere vivente di fare l’esperienza specifica che rende possibile un’opera d’arte.

La riproduzione, e quindi la deformazione, attraverso mezzi meccanici, di informazioni che non acquisiscono altro senso se non nel loro fragile equilibrio, è una falsificazione che abitua lo spettatore o l’ascoltatore ad una percezione meccanica, denudata di spontaneità.

Questa certezza senza compromessi ha allontanato per molto tempo Celibidache dalle orchestre ritenute le migliori, ma gli ha dato la capacità di rimettersi in gioco durante tutta la sua vita.

Tra il 1953 e il 1967 Celibidache è stato molto attivo in Italia con l’Orchestra de “la Scala”, “l’Accademia di Santa Cecilia”, le orchestre della RAI de Roma, Milano, Torino, Napoli, Bologna e Firenze (molti di questi concerti sono stati filmati). Egli ha anche diretto le opere di numerosi compositori contemporanei come Casella, Malipiero, Petrassi, Dallapiccola e Ghedini.

Nel 1957 rientra a Berlino per dirigere l’orchestra della radio in un concerto in onore del m° Tiessen per i suoi 70 anni.

Dal 1960-62 tenne corsi per master all’Accademia Musicale Chigiana in Siena, e nello stesso periodo lavorò intensamente con la Cappella Musicale di Copenhagen

Per molti anni visse a Lipari con la famiglia nella sua bella casa di Quattrocchi, anzi nelle sue sette belle case a cui ad ognuna di esse diede il nome di un’isola delle Eolie, tanto era legato a questi scogli. Poi non andò piu’ nell’isola perchè gli bruciarono la casa e il pianoforte ma sempre pensò all’isola “dolce-amara” e alla sua gente che lo aveva accolto con entusiasmo e che l’aveva tradito.

Nel 1962 divenne il direttore della Stockholm Radio Symphony Orchestra, che ricostituì completamente (fino al 1971).

Nel Maggio del 1965 Sergiu Celibidache sposò Ioana Procopie Dhnitrescu, pittrice, che conosceva fino dagli anni dell’infanzia, e il 19 giugno 1968 è nato il suo unico figlio Serge Ioan Celebidachi.

Celibidache amava ricordare due episodi significativi: prima di tutto la critica feroce che il suo maestro Tiessen gli aveva indirizzato dopo un concerto fatto a quaranta anni, quando godeva dell’entusiasmo del pubblico.

Poi la rivelazione che egli ebbe due anni più tardi durante un concerto a Venezia, nel corso del quale tutto andò alla perfezione: la musica era così limpida che sembrava che il tempo si fosse fermato.

Il percorso europeo di Celibidache, negli anni cinquanta e sessanta, fu molto legato all’Italia e ai paesi scandinavi.

Amava abitare in Italia e le orchestre delle radio danese e svedese, certamente molto modeste, gli permisero di sviluppare l’arte, che certamente egli possedeva come nessun altro direttore d’orchestra, di ottenere il massimo dai mezzi di cui disponeva.

Nel 1970 fu decorato “Chevalier de l’Ordre Vasa” della Svezia, e ricevette il “Danish Leonie-Sonning Musical Award”.

Nel 1972 tenne corsi di direzione d’orchestra a Siena e Bologna.

Non bisogna sottovalutare questo periodo apparentemente molto sbiadito musicalmente, perché il Celibidache glorioso che abbiamo conosciuto in seguito, che ha saputo ad esempio trasformare in qualche anno una buona orchestra tedesca in uno strumento fremente, capace di produrre sonorità letteralmente mai sentite, ha perfezionato il suo sviluppo in quel momento.

L’attività musicale di Celibidache in Francia, dove ha passato gli ultimi trenta anni della sua vita, purtroppo fu molto limitata. Ha diretto solo una volta l’Orchestra di Parigi, ed è stato per poco più di un anno direttore principale dell’Orchestra Nazionale della radio francese, nel 1974. La direzione del “Métaboles” de Dutilleux è però rimasta memorabile.

Sergiu CelibidacheCelibidache aveva molte ambizioni per l’orchestra parigina, ma gli ostacoli per la loro realizzazione erano troppi perché questa collaborazione potesse continuare. I problemi erano di vario ordine: una certa routine nel funzionamento dell’orchestra, una qualità insufficiente delle sale da concerto, e in più un modo di suonare che doveva essere profondamente modificato per arrivare ad una esecuzione della musica tedesca tale che Celibidache la ritenesse adeguata. Tuttavia, come dopo ogni passaggio di Celibidache alla guida di un’orchestra, molti musicisti dovettero ammettere che il contatto con una personalità simile li aveva costretti a rimettere completamente in discussione la loro pratica musicale.

Il lavoro con un’orchestra, così come lo concepiva Celibidache, doveva portare ognuno dei suoi componenti a “fare del proprio meglio” (questa espressione molto ingenua è comunque appropriata) e aveva una dimensione pedagogica profonda.

L’insegnamento per Celibidache era una forma suprema di comunicazione. Le porte del suo camerino o di casa sua erano sempre aperte per coloro che avessero il desiderio sincero di esporre senza orgoglio idee o impressioni.

1972-1977 : Celibidache diventa il direttore principale de l’Orchestre della Radio de Stuttgart. Registra con essa, per la prima volta, la propria composizione, “Der Taschengarten”, dedicata ai bambini del Terzo Mondo, i cui benefici furono destinati all’organizzazione mondiale UNICEF.

Nel 1978 Celibidache venne nominato professore all’Università di Magonza. Fino al 1992, insegnò fenomenologia musicale per quattro settimane all’anno. Gli studenti imparavano a ritrovare le pulsioni che avevano guidato il compositore evitando qualsiasi approccio intellettuale alla musica.

L’amor proprio di coloro che studiavano regolarmente con lui era messo a dura prova, dato che il suo metodo d’insegnamento consisteva nel far scoprire ai suoi allievi le contraddizioni contenute nelle loro stesse certezze. Nonostante ciò non ve n’era uno che non condividesse il sentimento di avere scoperto in se stesso cose insospettate grazie al potere rivelatore di questo pedagogo.

1978-1980 : Celibidache affronta diversi concerti in Giappone con l’Orchestra “Yomuri” di Tokyo.

All’inizio degli anni settanta, Celibidache riprese una collaborazione regolare con le orchestre tedesche, in particolare a Stoccarda. Ma fra le orchestre che Celibidache ha conosciuto, l’Orchestra Filarmonica di Monaco di Baviera occupa un posto a parte. Dopo la morte di Rudolf Kempe questo complesso era rimasto senza direttori stabili, e all’inizio degli anni 70 cominciò a prendere contatti col direttore rumeno, che si esibì per la prima volta alla loro testa nel 1976. La collaborazione continuativa inizierà a partire dal concerto del 14 febbraio 1979, e con essa viaggerà in tutto il mondo fino al 1995.

Questo complesso (che Celibidache ha diretto negli ultimi diciassette anni della sua vita, quando aveva imparato a governare un po’ meglio la suscettibilità dei musicisti che, tutto sommato, non erano poi obbligati a condividere tutte le sue concezioni sia sulla vita e che sulla musica) si è trasformato dopo qualche anno di lavoro in uno strumento musicale senza pari. In nessuna altra orchestra è possibile trovare quelle qualità di fluidità, o, ancora di più, la cura per la sonorità o per la vita delle parti intermedie.

Condusse la prima esecuzione di Gunther Bialas ” Lamento di Orlando” (1986), la Sinfonia No. 3 di Harald Genzmer (1986), la “Sinfonia in tre parti” di Peter Machael Hamel (1988), e ancora “Undine” e “Jeux des Tritons” di Hans Werner Henze.

Nel 1980 e 82 offrirà Masterclass con l’Orchestra Filarmonica, ma lavorerà anche con l’orchestra del Conservatorio di Monaco (Hochschule für Musik), e in seguito a un laboratorio con gli allievi dell’Istituto Curtis di Philadelphia, tenne concerti in quella città e a New York.

Nel novembre 1985 dirige a Monaco il concerto d’inaugurazione della Philarmonie im Gasteig

Tra il 1987 e il1988 lavorò con l’orchestra dei giovani del Schleswig-Holstein, seeguendoli in alcune tournées europee.

Nel 1990 ha un malore mentre dirige; si riprende ma decide, da quel momento, di dirigere seduto.

Alla caduta di Ceausescu, seguono concerti in Romania. Svolge anche un corso di direzione d’orchestra con l’intenzione di creare un’accademia stabile, ma motivazioni di natura, pare, politica, affossano il progetto con sua profonda amarezza.

Nel 1991 venne nominato Professore Honoris Causa della Città di Berlino, oltre che del Conservatorio di Monaco.

Il 31 marzo e 1 aprile 1992, su richiesta del Presidente della Repubblica Federale Tedesca, Celibidache accettò di dirigere l’Orchestra Filarmonica di Berlino dopo 38 anni di assenza. Un cerchio si è chiuso. In giugno fu insignito della “Croce al merito” tedesca. Nel 1993 divenne cittadino onorario monacense.

Nel 1994 viene insignito dottore onoris causa all’accademia d’Arte di Jasi, dove aveva iniziato i suoi studi.

Nel 1995 venne nominato “Commandeur des Arts et des Lettres” dal governo francese. Si impegnò ancora in tournèe, ma sentiva anche il bisogno di periodi di riposo. Tiene lezioni di fenomenologia anche a Monaco e a Parigi.

Una brutta caduta verificatasi in un hotel a Firenze nel maggio del 95 gli procurò la rottura del femore con problemi di deambulazione per il resto della sua vita.

Qualche settimana prima di morire (giugno 1996), Celibidache dirigeva ancora la sua orchestra, la Filarmonica di Monaco di Baviera, e teneva lezioni pubbliche di direzione d’orchestra (Schola-Cantorum, luglio 1996) con l’entusiasmo intatto di sempre.

il Maestro Sergiu Celibidache ci ha lasciati il 14 agosto 1996, a Neuville-sur-Essonne, nel Loiret, tra Parigi e Orléans, dove è anche sepolto. Non è noto il motivo per cui sulla sua tomba il cognome sia stato variato in Celebidachi, assunto anche dal figlio.

Sue composizioni (concerti, messe e quattro sinfonie) sono fino ad oggi inedite. Nell’agosto 2012, al festival “Celibidache 100” a Bucarest, è stata eseguita in prima esecuzione mondiale assoluta la Suite „Haz de necaz”.